Prima di partire con la classica recensione vorrei fare una premessa: questo è stato in assoluto il primo manga puramente a tema horror che io abbia mai letto. Sono sempre stato molto scettico riguardo a questa tipologie di opere, in quanto credevo che il medium manga fosso molto poco adatto a trasmettere l’emozione, la paura e la tensione che sono peculiari dell’horror. Questo libro mi ha fatto ricredere e non a caso stiamo proprio parlando del mago dell’horror Junji Ito. Ma partiamo subito con l’opera:“Il libro delle maledizioni di Soichi” è un’opera che si distingue per la sua capacità di fondere il macabro con l’assurdo e l’umoristico, un continuo alternarsi tra l’assurdo e il realistico. Questo volume in particolare raccoglie alcune delle storie brevi incentrate sul personaggio di Soichi Tsujii, un ragazzo, che dire inquietante e bizzarro è poco, con una “leggera” propensione a lanciare maledizioni in modo particolare.
Trama e temi principali
Soichi è un adolescente dall’aspetto esile, con una curiosa particolarità: tiene costantemente in bocca chiodi di ferro che morde con sadico piacere. Vive con la sua famiglia, che lo considera un peso per via dei suoi strani comportamenti. Ha due principali passioni che sicuramente lo fanno rientrare nella categoria dei casi umani: scatenare maledizioni con bambole voodoo e combinare dispetti che molto spesso si trasformano in eventi tragicomici.
L’umorismo nero è una componente fondamentale del manga. Sebbene Soichi si consideri un grande maestro delle arti oscure, i suoi piani spesso falliscono o si ritorcono contro di lui, creando situazioni ironiche. Tuttavia, dietro l’apparente comicità, c’è sempre una forte componente horror che rende le sue azioni disturbanti e spesso coinvolgenti
Ci sono alcuni temi che ricorrono spesso all’interno di quest’opera. Uno in particolare salta subito all’occhio ed è quello della disfunzione familiare. Per quanto Soichi non sia per niente un figlio modello, anche la sua famiglia che all’apparenza dovrebbe essere una famiglia normale si comporta come se il protagonista praticamente non esista se non quando crea le sue maledizioni. Un comportamento che non fa che accentuare l’atteggiamento respingente che ha Sochi verso la sua famiglia, esasperata dalla sua eccentricità. Un tema che sottolinea molto bene il contrasto tra normalità e devianza, e soprattutto la continua ricerca di Soichi di attenzione attraverso una vendetta verso chi lo tratta male o lo ignora.
Mi è piaciuto molto come Junji Ito utilizzi il macabro nella quotidianità e come giochi con l’idea che anche un ragazzino comune senza nessuna spiccata dote possa essere una continua fonte di incubi per chi gli sta intorno.
Lo stile
Il tratto distintivo di Ito emerge chiaramente nel disegno di Soichi: gli occhi spalancati e le espressioni folli riflettono il suo carattere disturbante. I dettagli delle maledizioni e delle scene horror sono resi con minuzia dall’autore, mentre i momenti più leggeri utilizzano un tratto più morbido per evidenziare il contrasto.
Ito esplora in quest’opera il lato grottesco dell’infanzia e dell’adolescenza, mescolando humor e terrore in un equilibrio precario che mantiene alta la tensione.
Curiosità non richieste
Come al solito ci piace darvi alcune curiosità non richieste e senza contesto come il fatto che Soichi prima di essere protagonista di un’opera interamente dedicata a lui, è comparso anche in un racconto breve pubblicato nel 1991. Il successo riscontrato gli ha fatto ottenere il ruolo da protagonista in questo manga.
Junji Ito ha rivelato in alcune interviste di aver inserito in Soichi anche alcuni tratti del suo carattere adolescenziale (in effetti per scrivere storie del genere devi essere un po’ disturbato), come la solitudine, l’amore per il macabro e l’umorismo nero.
Soichi compare anche in alcuni episodi delle serie animata Junji Ito Collection, ma con un tono decisamente meno cupo rispetto al manga.
Conclusione
Devo dire che questo manga è perfetto per chi vuole esplorare un lato diverso dell’horror classico che mi hanno detto essere presente in Junji Ito, meno focalizzato sul terrore viscerale e più sul grottesco e l’assurdo. E sicuramente adatto a chi come me ha sempre guardato con scettiscismo questo genere. Infatti, non appena ho finito la lettura sono andato a comprarmi altre opere per poter approfondire meglio l’autore.