Dovute Presentazioni
Ciao a tutti! Questo sarà il primo articolo che pubblicherò a mie mani, il che rappresenta per me sia un grande traguardo che un bel salto nel vuoto dato che l’idea di scrivere articoli a tema videogiochi/mondo nerd era già da tanto nella mia testa e grazie a Cornerd posso finalmente coltivare questo mio sogno. Grande traguardo sì, ma al contempo anche un bel salto nel vuoto dato che a scrivere temi facevo schifo al liceo e pertanto dovrete portare non poca pazienza col sottoscritto😉
Perché Final Fantasy e perché proprio Rebirth?!
Fatta questa premessa, partiamo quindi con una delle saghe che mi sta più a cuore e che mi ha accompagnato costantemente sia nella mia fase di crescita personale che in quella intellettuale; perché è grazie a Final Fantasy se ho sviluppato il mio amore sia per il cinema che per le belle storie, oltre che a rendermi un minimo ferrato con l’inglese.
E quale capitolo rappresenta il punto di partenza migliore se non il più recente?! Quel Final Fantasy VII Rebirth che tanto ha fatto discutere, soprattutto per il suo finale, e che rappresenta la seconda parte di un grande progetto di rifacimento totale in tre parti di una delle opere più importanti degli anni ’90 e della prima Playstation.
Rinascita e varietà nel gameplay: evoluzione del combat system come rappresentativo del viaggio
Final Fantasy VII Rebirth, come desumibile dal titolo dell’articolo, non rappresenta solo uno dei videogiochi più belli e variegati del parco titoli Playstation 5, ma al tempo stesso si pone anche come una rinascita completa di Final Fantasy come re degli RPG di stampo nipponico. Rinascita che non solo si incarna a dovere nel combat system, già cavallo di battaglia del primo capitolo del progetto remake, ma anche nella quantità spropositata di attività secondarie di qualità che vengono messe a disposizione del giocatore.
Queste ultime, infatti, oltre ad essere una bella sfida, si mostrano come sinergiche non solo per la crescita delle capacità del party ma anche per la varietà di opzioni che vengono messe a disposizione in combattimento. Perché in FF VII Rebirth non si parla solo di un viaggio e di una crescita personale dei vari personaggi e delle relazioni tra di essi, ma anche di una costante evoluzione di gameplay che nasce proprio dall’approfondimento dei legami tra i personaggi stessi. Infatti, non a caso la trovata più geniale del combat system di questo secondo capitolo del progetto remake risiede proprio nelle abilità e nelle azioni sinergiche, le quali rendono non solo più variegato il gameplay ma al tempo stesso riescono a far risaltare la personalità dei vari membri del party all’interno dell’azione su schermo accrescendo sia l’idea del viaggio che quella della crescita dei rapporti tra i protagonisti stessi.
Trama, caratterizzazione dei personaggi e tematiche del capitolo originale
Questo lato gameplay, ma a livello di storia come siamo messi? Riesce FF VII Rebirth ad essere la massima espressione dei temi cardine del Final Fantasy VII Originale?
La risposta è ni, in quanto se da un lato abbiamo dei personaggi o dei momenti della storia originale caratterizzati in maniera impeccabile, come Yuffie, Caith Sith o Vincent o lato momenti l’incontro con Vincent stesso o l’arrivo al Gold Saucer, dall’altro abbiamo delle tematiche che purtroppo vengono bruciate completamente nel finale, come per esempio il tema della morte e della rinascita che tanto era caro a Sakaguchi durante la direzione del capitolo originale. Temi che però passano in secondo piano di fronte alla direzione artistica e musicale di questo capitolo, che più che compensano le assenze di trama o l’incoerenza della stessa.
Trasudare giappone, colonna sonora e conclusioni
Final Fantasy VII Rebirth, infatti, trasuda giappone da ogni poro e non si vergogna mai di dimostrarlo per tutta la durata dell’avventura; basti pensare alla parte legata alla parata di Fort Condor o alla festa de l’amor di Costa del Sol, ma gli esempi sono molti altri all’interno di questo capitolo. Per non parlare della musica, che nella sua varietà di generi utilizzati trascende l’olimpo delle colonne sonore piazzandosi tra i gradini più alti di quest’ultima generazione.
Detto tutto questo vale la pena dare una possibilità a Final Fantasy nel 2024 con quest’ultimo capitolo? Secondo me sì, ovviamente con tutte le accortezze del caso, in quanto si tratta pur sempre di un titolo nipponico, con tutti i suoi limiti sia legati alla narrazione che alla caratterizzazione dei personaggi.