FIRE PUNCH – TATSUKI FUJIMOTO

Ma che ?! è una delle domande che più ti farai mentre leggerai quest’opera. Scritto e disegnato da Tatsuki Fujimoto (creatore anche del campione di incassi che è Chainsaw Man), non è il classico battle shonen che uno si aspetta. Lo scontro, a tratti brutale e violento, non è solo fisico, ma per lunghi tratti è mentale, con i mille tormenti che dilanieranno il protagonista lungo tutto il racconto. Vivere o morire, uccidere o salvare, essere un dio o una persona normale. 

TRAMA

La storia si svolge in un futuro post-apocalittico dove l’umanità è precipitata in uno stato di desolazione e barbarie in cui i protagonisti principali sono la fame e il freddo. In questo contesto non proprio bellissimo si aggiunge anche una sistema di potere, in cui il più debole è costretto a servire il più forte, diventando o cibo da mangiare o legna da bruciare. 

Tra i sopravvissuti a questa Era Glaciale non ci sono Sid e Diego, ma i cosiddetti “Benedetti”, cioè uomini dotati di veri e propri superpoteri (Fuoco, ghiaccio, elettricità, rigenerazione, etc etc) apparsi dopo che la misteriosa Regina del Ghiaccio ha messo il mondo in freezer. Tra questi benedetti ci sono anche Agni e Luna, due fratelli con il dono della rigenerazione, che, grazie al loro potere, tengono in vita un intero villaggio tagliandosi parti del proprio corpo da donare come cibo agli abitanti. Qui, nonostante nessuno ambisca a fare questa vita tra freddo e arti amputati, i due fratelli vivono una vita felice fino all’arrivo di Doma, un benedetto della Capitale che, scoprendo il villaggio di cannibali, decide di usare il suo potere su tutti gli abitanti: Brucia tutto con la sua fiamma che non si estingue mai (Sì, è praticamente l’amaterasu degli Uchiha). Esito: tutti morti. Fine del Manga. 

E invece no: come si fa a bruciare un uomo che ha una capacità rigenerativa fuori dal comune? Agni, infatti, lancinato dal dolore continua a bruciare e rigenerarsi in un loop infinito, ma con un solo obiettivo in testa: vendicare la morte della propria sorella. Divenuto un essere mostruoso e pericolosissimo (tutto ciò che tocca brucia fino a scomparire), durante il suo viaggio incontrerà anche un giovane schiavo di nome Sun, che vedrà Agni come un vero e proprio Dio, fondando l’Agnismo, una piccola fiamma di speranza per l’umanità; e Togata, un giovane immortale con più di 300 anni (una pazza totale) che deciderà di girare un film sulle avventure del suo Fire Man.

UN MANGA MAI BANALE

Ciò che rende Fire Punch un buon manga è il fatto che la trama non andrà mai dove ti aspetti. La vendetta dichiarata già dalle prime pagine passa subito in secondo piano e Agni sarà costretto a interpretare in continuazione ruoli che non sarà lui a scegliere. Passerà dall’essere un fratello amorevole ad un solitario uomo dilaniato dal dolore, da un dio venerato a un distruttore di città, dall’eroe – protagonista di un film al “fratellone” di un gruppo di ragazze rimaste orfane e sole proprio per colpa sua.  Menzione speciale a Togata: un personaggio che per buona parte del manga tesserà le tele della trama solo per girare il suo film. Mai banale e mai scontata questa figura androgina, ambigua e manipolatrice costringerà noi lettori a non lasciarci mai trascinare dagli eventi in corso e, soprattutto, a non immedesimarci mai in nessun personaggio dell’opera. Alla fine tutti devono recitare la propria parte in questa grandissima finzione che serve a nascondere e dissimulare una verità che il genere umano non riuscirebbe ad affrontare.  

TEMI PROFONDI

Ciò che rende “Fire Punch” così coinvolgente è la sua capacità di esplorare temi profondi e complessi attraverso l’azione cruda e il disegno audace. Fujimoto non esita a toccare argomenti delicati come la vendetta, la morale (tra cannibalismo e incesto) e la ricerca di significato in un mondo senza speranza. Fire Punch è il baratro di una lucidissima follia. L’aspetto che più ho apprezzato è questa coerenza nell’assurdità che avvolge quest’opera, che sicuramente a volte potrà risultare spaesante e confusionaria, ma che rimarrà sempre fedele a se stessa. 

Il disegno di Fujimoto è altrettanto impressionante, con scene di combattimento dinamiche che catturano perfettamente l’intensità delle emozioni dei personaggi. L’uso del bianco e nero crea un’atmosfera cupa e surreale che si adatta perfettamente alla narrazione. Il tratto, a volte, risulta un po’ sporco, grezzo e confusionario. 

In conclusione, “Fire Punch” è un’ottima opera che brucia con una feroce intensità e lascia un’impronta nella mente dei lettori. Un’opera che consiglierei, come suggerito dall’autore, a tutti quei lettori che «hanno già letto tanti manga e ne sono ormai annoiati». 

PAGELLONE

SCHEDA TECNICA: